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Archivi categoria : Parabole di Comunione

per vivere insieme la Quaresima ecco un video

e una lettera:

Cari amici,
per questa quaresima, voglio raccontarvi una storia.

Comincia una notte che Gianrico, stimato commercialista di una importante città, si sveglia di soprassalto sudato e in preda ad una strana angoscia. Anche Virna, sua moglie, si sveglia e lo vede andare verso lo studio. Così che lo raggiunge. “Che è? Stai bene?” “Sì! Sì! Non è nulla” ma si capiva che era scosso e turbato. Virna si sedette di fronte a Gianrico e lo fissò. “Ho visto mio padre. Morto”. E si ricordò che di suo padre non le aveva mai detto niente. Niente di niente. O meglio, niente di significativo, solo cose molto generiche. “Tuo padre….” “Sì. Un ricordo vivido. Il suo piede nudo. E bianchiccio.” Questo particolare sembrava scuoterlo interiormente e dolorosamente. “Dai. Torniamo a dormire, eh?” Gianrico si convinse. Il giorno dopo, a colazione, Gianrico raccontò a Virna tutta la storia di suo padre. Era un uomo semplice, aveva un piccolo negozio di scarpe. Ma era totalmente inetto. Non faceva nulla. Era sua madre che portava avanti la famiglia. Lui non c’era mai. O al negozio. O in casa era chiuso in camera da letto. E la moglie, Ornella, una donna forte che Virna conosceva bene, non mancava di farglielo notare e di spronarlo fino al limite dell’insulto. Gianrico si convinse che fosse lui la ragione dei suoi fallimenti. E la causa del fatto che suo fratello, Orlando, fosse omosessuale e che Giorgia, sua sorella, avesse così poca stima di sé. Finché un giorno non tornò a casa. E fu come un sollievo. Fu a questo punto che Gianrico finì la tazza di latte e si alzò per prendere un po’ di succo di arancia. E poi tacque. “E così tuo padre è sparito?” “mmm sì. Così” “Mai più rivisto?” “No. Ci chiamarono circa cinque anni dopo. Io ormai avevo aperto lo studio mio e ci conoscevamo appena. Sarà stato il 1980, una cosa così. Avevano trovato un uomo morto. Investito. Era lui. Viveva in una casa di cura. Come aveva fatto con noi un giorno se n’era andato. E l’avevano messo sotto. E ci fecero vedere il corpo per riconoscerlo. E il piede fu l’ultima cosa che vidi di lui. Bianco. Inutile, come lui”. Virna si accorse del turbamento che questa cosa metteva a Gianrico e di una freddezza che mai aveva scoperto in lui. Senza dir niente altro - senza neanche salutare - uscì per andare al lavoro.
La cosa finì lì. Tutto tornò come prima, come sempre. Gianrico scherzoso e tuttavia serio, responsabile. Un marito e padre invidiabile e, tra poco, nonno. Finché un giorno che Virna si trovò da Ornella non le venne in mente quella storia. Era orami passato del tempo. Sicuramente qualche mese. Ma fu forse vedere il piede elegante della suocera coperto dalle calze biancastre o chissà che cosa. Le disse che Gianrico le aveva raccontato del padre. “Finalmente” Virna disse proprio così: “Finalmente”. Ornella quasi si mise a piangere, si commosse. Ma si riprese subito. "Non ti ha mai detto nulla? Davvero?” “Eh, sì” “Ora. Non so se posso dirti io quello che lui dovrebbe raccontarti. Ma non lo farebbe mai, penso.” Il te era ormai pronto e Virna andò a prenderlo e lo servì per lei e per Ornella. Prese anche i biscotti. “Non finì così, all’obitorio. Forse per Gianrico in qualche modo finì lì. Ma poi tornammo a casa e dissi a Gianrico, Orlando e Gisella quello che mi avevano comunicato prima che arrivassero. Che quello che pensavamo fosse un comportamento rinunciatario di Paolo, in realtà era l’emergere dell’Alzheimer. E che era colpa mia quello di non essermi accorta di niente, di averlo solo rimproverato e trattato male negli ultimi anni tra di noi.” Guardarono un po’ fuori della finestra. La gente che andava in giro. Le ultime foglie sugli alberi che si muovevano al vento gelido di fine gennaio. “Gianrico se ne andò. Non volle sentire nient’altro. Con Orlando e Gisella ne parlammo, ne discutemmo anche. Provarono a parlarci, ma non voleva. È qualcosa che gli è rimasto dentro”. “Capisco, Ornella” le disse Virna, abbracciandola.
Era una storia dolorosa. E che era come rimasta nascosta e sepolta. E, per Gianrico, irrisolta. Come rifiutata. Virna, che poi per fare il suo lavoro di publishing, qualcosa di psicologia aveva studiato, capiva che avrebbe dovuto farci i conti. E che quel sogno era il segnale che, forse, il momento era arrivato. Forse il fatto di diventare nonno. O che ora aveva l’età del padre quando morì. Non lo seppe mai. Anche Gianrico sparì, come il padre, qualche mese dopo, una settimana prima della nascita di suo nipote. Virna lo cercò per qualche giorno, ma fu ritrovato anche lui morto. Non per un incidente, ma perché era precipitato da un burrone mentre era andato a fare del trekking in montagna. Quando andò in obitorio a riconoscere il cadavere, quello che la compì fu proprio il suo piede. E le risuonò in mente quella strana parola “bianchiccio” e il tono con cui la disse. Era proprio così. Un biancore inutile e insulso come è la morte di ogni uomo.

Non vi sembri una storia soltanto triste e un po’ tragica. È una storia che narra di come dobbiamo vivere delle profonde riconciliazioni nella nostra vita. E di come sia necessario farlo. La Quaresima è il tempo in cui lasciamo che emergano dalla nostra coscienza queste riconciliazioni profonde che ci corrodono dentro.
Quella di Gianrico è anche una parabola che ci parla della rimozione della figura del “padre” con cui neanche si vuol dialogare. Un po’ come la cultura in cui viviamo e di cui siamo figli, che vuol mettere da parte Dio che è, alla fine, un essere inutile, insulso.
Poi possiamo trovarci altri significati o lasciarci provocare da una storia come tante altre che incontriamo attorno a noi. Piene di cose che accadono senza che ci sia un perché, ma che ci inquietano, ci toccano, ci invitano ad essere solidali al dolore e all’insensatezza della morte e del male.
Ho pensato a questa storia senza una “morale”, ma cercando una verosimiglianza a tante cose che ci accadono attorno. Un pezzo di vita dove – come noi sappiamo – si nasconde la provvidenza di Dio. E cui la Pasqua del Signore vuole offrirsi come dono e come speranza.
Ecco… buon cammino verso la Pasqua gloriosa di Gesù.
Dove tutti i “Gianrico” – anche noi – possono trovare una via di salvezza alle situazioni irrisolte che si portano dentro.
Il Signore guidi i vostri passi verso la sua Pasqua gloriosa!


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