L’annuncio della beatificazione di Giovanni Paolo Secondo ha sollevato un enorme entusiasmo in tutto il mondo cattolico, e non solo. L’amore per questo grande Papa (Magno, ebbe a dire del card. Sodano), l’ostilità di alcuni settori verso Benedetto XVI e altri fattori rendono chiaramente intuibile il perché di questa standing ovation. Eppure qualche voce critica c’è. A inizio anno il Guardian aveva espresso delle perplessità sulla opportunità di questa “veloce” beatificazione. E a margine della notizia José Manuel Vidal dal suo blog riprende alcune critiche abbastanza simili. A essere messa in discussione non è tanto la beatificazione in sé quanto la sua opportunità. Come dice Vidal “quello che tra 10 o 15 anni potrebbe essere una celebrazione universale di gioia e di speranza in ricordo del Grande Papa, si riduce ad essere una festa gioiosa per alcuni, tristi per gli altri”. Gli altri sono le vittime degli scandalli sessuali a opera del clero e quelli che soffrono lo scandalo di Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo. Questo il “dubbio”, l’“obiezione”. Non da scartare totalmente. Però forse Benedetto XVI, per chi ha imparato a conoscerlo, ci avrà ben pensato. E la sua mancanza di esitazione più che usare la beatificazione come tacitazione di ogni critica all’“amato predecessore” o una sorta di dovere amicale, rivela, più probabilmente la certezza – da chi può vantare di averla! – che il (prossimo) beato fosse estraneo a ogni insabbiamento, ad ogni ombra di sorta. Una cosa però forse si potrebbe immaginare per il futuro. Come per madre Teresa, il Papa ha dispensato dall’attesa dei 5 anni prescritti per poter iniziare il processo canonico. Ma la dispensa potrebbe riguardare piuttosto il doppio iter di beatificazione e di canonizzazione. Sia nell’uno che nell’altro caso ci troviamo davanti a chiari esempi di cristiani già universalmente noti e conosciuti. Si potrebbero direttamente dichiarare Santi. Forse così si sarebbe potuto perdere qualche anno in più, ma forse, come suggeriscono i critici, guadagnare in una maggiore universalità della festa. Però, poi a pensarci bene, perché perderne una? Forse tra dieci o quindici anni potrebbe davvero essere una festa corale e senza critiche quella della canonizzazione di Giovanni Paolo Secondo. Quanto al titolo di “magno” occorrerà che la storia se ne occupi… anche perché anche questo Benedetto si staglia come un nuovo Padre della Chiesa all’inizio del millennio.