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spregiudicatezza

Marinus van Reymerswaele
La parabola dell’amministratore disonesto
particolare

Farebbe fatica il Vangelo di oggi ad essere accettato nei salotti buoni della nostra società
dove ciò che conta è l’autenticità, la coerenza, l’essere a posto.
Il comportamento che il Signore indica come riferimento
è, di fatto, un comportamento disonesto, diremmo quasi mafioso.
Quell’uomo sta per perdere tutto e sfrutta la sua situazione per farsi qualche complice.
Non proprio un comportamento corretto!
Ma, bisogna che lo impariamo, Dio è spregiudicato!
Dio, almeno così come ce lo annuncia Gesù, è addirittura irriverente!

Lo capiamo bene se consideriamo che il motivo per cui Gesù “salva” l’amministratore disonesto
non è la sua capacità di relazione
– noi magari diremmo così: per lui sono più importanti i poveri che i beni del padrone –
Gesù fa riferimento proprio alla sua scaltrezza, alla sua disonestà!
E se guardiamo ai termini usati ci troviamo davvero un po’ confusi,
convinti come siamo di un Vangelo fatto di buone maniere.
L’amministratore è un “economo”, uno che lavora nell’economia, nella gestione dei beni.
E la raccomandazione di Gesù è di farci gli amici con la ricchezza “di mammona”.
Così che comprendiamo bene che la visione del Signore
non è quella puritana e manichea del prendere le distanze dal denaro che è sporco!
La sua via è quella di una assoluta libertà nei confronti delle ricchezze, dei beni, dei soldi!

Recentemente il Papa ha ripetuto un’idea molto bella e chiara:
il “segnale che il tuo cuore si è convertito, è quando la conversione arriva alle tasche,
“quanto tocca il proprio interesse: lì è dove si vede se uno è generoso con gli altri,
“se uno aiuta i più deboli, i più poveri.
“Quando la conversione arriva lì, stai sicuro che è una vera conversione.
“Se rimane soltanto nelle parole non è una buona conversione.” (Udienza generale del 21 agosto 2019).
Il credente non è rispettoso delle leggi del mercato,
non è coerente con un modo socialmente corretto di usare i beni.
Ma, come Dio, il credente usa tutti i beni della terra in modo spregiudicato.
Tanto che molti accusano la Chiesa di essere attaccata ai soldi, di saperci fare con le proprietà ecc.
In un certo senso – al di là delle miserie e dei crimini di tanti uomini e donne credenti
che obbediscono più alle ricchezze che a Dio e compromettono la credibilità della Chiesa –
questo deriva dritto dritto dal Vangelo
che ci chiede di non servire “la ricchezza”, “mammona” come la chiama Gesù,
ma di usarla per poter servire Dio e il suo Regno.

Così dovremmo chiederci, oggi, se noi siamo davvero evangelici!
Non se come delle vittime diciamo di non avere niente, di non essere ricchi come altri ecc.
Ma soprattutto su come usiamo i nostri beni!
Se li usiamo per stare bene, per assicurarci una vita tranquilla
o se li usiamo per vivere il Vangelo, per cercare Dio, per essere strumenti di amore.
Dobbiamo scrutare non tanto i nostri cuori o le nostre menti,
ma i nostri piedi e le nostre braccia:
“Perché ci muoviamo? Per che cosa fatichiamo e ci affanniamo?”
“Per servire Dio e il suo Regno? O per la ricchezza, l’onorabilità, la coerenza, la salute?”

O Gesù che non hai sfuggito la ricchezza ma l’hai usata per instaurare il Regno del Padre tuo,
donaci di saper essere liberi da ogni legge del mondo
per poter usare quello che siamo e quello che abbiamo
soltanto per Te, per vivere nella Chiesa e per servire il Regno del Padre tuo.

Donaci, o Signore, di essere scaltri e spregiudicati
verso i beni di questo mondo
come lo sei Tu, come ci hai insegnato nel Vangelo!

Valledacqua, 22 settembre 2019
XXV domenica del tempo ordinario
Am 8,4-7   Sal 112   1Tm 2,1-8   Lc 16,1-13

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