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Condono

Sta tutto in quella sproporzione: un debito infinito che viene condonato
e un debito piccolissimo che viene brutalmente esigito.
La forza della parabola del Signore Gesù è tutta racchiusa in questa evidente sproporzione.
Oggi ne faremo una questione di “giustizia”, di “rispetto”, ecc.
Ma in realtà la logica del Vangelo è molto più pratica, non ideale.
Una persona che ha ricevuto un condono estremo, eccessivo, persino ingiusto
diventa uno spietato esattore di un amico che chiede qualche tempo per ripagare un debito minuscolo.

Un po’ come abbiamo ascoltato nella prima lettura. Alla fine è quello che diciamo nel Padre Nostro,
dove il “rimetti a noi” esprime proprio questa esperienza che il cristiano vive.
Però con il Vangelo c’è qualcosa di nuovo e significativo:
Noi pensiamo che Dio ci perdona se noi perdoniamo. Come fosse un premio per una cosa che facciamo.

Invece, nella visione del Vangelo, il perdono di Dio non è legato alla nostra capacità di perdono.
Ma il perdono enorme di Dio verso di noi ci precede e definisce tutta la nostra capacità di perdonare.
Non siamo noi bravi a perdonare, ma abbiamo una esperienza: quella del perdono di Dio per noi!
Non puoi rimettere i tuoi debiti ai tuoi debitori, se non hai scoperto
che in Gesù, nella sua morte, nella sua Pasqua, tutto ti è stato condonato, perdonato!

E allora, per quanto grande possa essere il debito che qualcuno ha con te,
per quanto grande possa essere il tuo credito verso qualcuno che ti ha fatto del male,
se ti chiede perdono, se ti chiede tempo per poter riparare
ecco che tu puoi rimettere il tuo debito proprio come è stato fatto a te.
Ma se tu non lo fai, annunci che tu il perdono di Dio non l’hai scoperto.
Non ti sei reso conto di quale grande debito ti è stato condonato.

La mancanza di perdono, allora, è sempre anche una mancanza di fede.
Cioè non hai conosciuto quanto Dio ti ama in Gesù o lo metti da parte.
Non hai scoperto che sei stato radicalmente perdonato.
Pensi ancora di aver bisogno dei pochi spiccioli che ti deve quella persona.
Pensi ancora di poter far valere fino in fondo il potere, piccolo e meschino, che ti viene
dall’essere stato offeso, odiato, tradito o chissà che altro ti è stato fatto.
Tu che sei stato totalmente condonato.
Tu che hai tra le mani un tesoro enorme che è il perdono ricevuto
che è l’essere figlio amato del Padre!

Così oggi possiamo scoprire che perdonare, per un credente,
è, insieme, professione di fede e anche liberazione dalla schiavitù di piccoli poteri
che ci incatenano a cose che prima o poi finiscono e ci deluderanno.
Perdonare è l’arte più bella che si possa imparare nella palestra della Chiesa
ed è il frutto più maturo e autentico dell’amore cristiano!

Accogliamo, oggi, in Gesù che si offre a noi
tutto il perdono che ci viene offerto.
Accogliamo nel pane e nel vino
Colui che ci condona ogni debito e ci invita a vivere unicamente del tesoro
che ci consegna oggi, tra le mani: quello della sua amicizia e della sua benevolenza!
E lasciamo che la forza del perdono pervada tutto di noi
per essere pronti ad accogliere chi ci chiede perdono,
per essere pronti a “rimettere i debiti ai nostri debitori” per vivere la pace che viene da Dio!

Valledacqua, 17 settembre 2023
XXIV domenica del tempo ordinario
Sir 27,33-28,9   Sal 102   Rm 14,7-9   Mt 18,21-35

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