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Una cosa strana del racconto dei Vangeli
- che li differenzia anche da altre narrazioni simili della loro epoca -
è che vengono raccontati tanti miracoli di Gesù ma non si mette l’accento sulla loro eccezionalità.

Possiamo meravigliarci, ad esempio, che quello che abbiamo ascoltato
è l’unico miracolo raccontato ben sei volte e presente in tutti e quattro i Vangeli.
Ci aspetteremmo che questa importanza l’avesse avuta qualche altro miracolo!
Ad esempio, non so, la risurrezione di Lazzaro… o qualche guarigione importante.
E, invece, era questo semplice gesto di moltiplicazione di cibo
ad essere particolarmente importante per i primi cristiani.
Ma, perché?

Qualcuno mette l’accento sul suo carattere messianico:
Gesù si rivela finalmente come il profeta definitivo atteso dal popolo d’Israele.
E, magari, questo ha anche contribuito.
Ma i Vangeli, soprattutto san Giovanni, si distaccano da questa lettura.
Qualcuno recentemente ne ha fatto una lettura de miracolizzata:
il vero prodigio non sarebbe la moltiplicazione dei pani e dei pesci
ma la gara di generosità che il gesto di Gesù provoca.
Un’interpretazione che è, a dir poco, fantasiosa: nulla nei testi evangelici fa pensare a questo!

Per capire bene l’importanza di questo prodigio per i primi credenti
dobbiamo calarci nella loro vita, nella loro esperienza:
i Vangeli sono il racconto di come gli apostoli hanno vissuto l’amicizia e il ministero di Gesù.
Così in questo episodio Gesù si è rivelato loro come Colui che provvede, pieno di compassione.
E anche come colui che provvede tramite i suoi discepoli.

Non un miracolo in cui Gesù è il grande guaritore,
ma è un miracolo che rivela la sua compassione e che definisce il ruolo della Chiesa nel mondo.
Gesù agisce per pura compassione verso l’umanità affaticata e distrutta dall’opera del diavolo
e costituisce la Chiesa come il prolungamento concreto e reale della sua opera di compassione!

Perciò questo miracolo non smette di parlare al cuore di ogni autentico credente!
Chi cerca un guaritore, un risolutore di problemi non vi trova niente di straordinario.
Solo chi ha sete di autentica libertà, solo chi è affamato di verità che illumina
solo uno che nel deserto del tempo aspira ad una vera eternità può riconoscere il Signore!
E solo chi l’ha incontrato può scoprire che proprio Gesù saziandolo lo invita a donare la sua salvezza.

Così oggi questo antico miracolo di Gesù parla anche a noi, se siamo qui a cercare davvero Dio.
E ci definisce come il popolo di coloro che possono dare da mangiare!
Ci sono sempre, nella Chiesa, dodici ceste piene da donare a chi cerca il Signore.
La compassione di Gesù non si è fermata alla parola donata e neanche al pane offerto:
la sua compassione raggiunge noi, oggi e ogni persona che cerca Dio!
Lasciamoci raggiungere dalla compassione del Signore
e portiamola in dono a ogni persona che lo cerca e lo aspetta con perseveranza!

Valledacqua, 2 agosto 2020
XVIII domenica del Tempo Ordinario
Is 55,1-3; Sal.144; Rm 8,35.37-39; Mt 14,13-21

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