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La sete e la fame di Dio

San Giovanni sarebbe un grandissimo regista, se dovesse scrivere un Vangelo oggi.
La sua capacità di costruisce scene, di collocare i personaggi, di far crescere la tensione
non è tanto da scrittore di romanzi, ma di un regista che già immagina le cose, le riprese.
Tanti episodi del suo Vangelo rivelano questa attitudine
e in queste domeniche lo ascolteremo!

Oggi, in questo splendido episodio dell’incontro di Gesù con gli stranieri samaritani,
san Giovanni, sapientemente, comincia con un dialogo in controcampo
Gesù e la donna che va al pozzo
per dare il senso tematico di tutto l’episodio, ma anche di tutto il Vangelo.
Questa sete di Gesù comparirà nel momento estremo della morte di Gesù
quando Lui, per compiere ogni cosa, dirà ho sete (Gv 19,28).

Gesù ci rivela Dio come uno che salva non dall’alto della sua onnipotenza
ma dal basso del suo desiderio, dalla povertà che connota la sua vita.
In Gesù scopriamo che Dio, essere in sé perfettissimo e bisognoso di nulla,
coltiva in sé una sete, una fame, un desiderio ardente.
Questo desiderio è il motore della vita divina, perché è il desiderio che c’è nella Trinità
dove il Padre ha sete del Figlio, dove entrambi si nutrono dello Spirito Santo.

Nella storia questa sete e questa fame diventano addirittura morte e morte sulla croce,
a causa del peccato e del male che dominano il creato, il giardino fatto da Dio.
Il male e il peccato sembrano rispondere a questa sete, sembrano nutrire la vita
ma in realtà ci rendono sempre più incapaci addirittura di coglierla in noi.
Ci rendono autosufficienti. Autonutrienti. Ci donano non l’autonomia dell’amore
ma la autosufficienza delle cose inanimate, che non hanno un’anima, un cuore.

Tutto questo ci racconta san Giovanni in questo minifilm che abbiamo ascoltato.
Ma ci racconta anche di come Dio, con la sua sete,
Gesù, con la sua fame di compiere la volontà del Padre,
vincono la nostra autosufficienza e ci donano di saper essere liberi per poter amare davvero.
Attraverso la fede abbiamo l’accesso a questo mistero di desiderio che abita il cuore di Dio
e che la tradizione credente, fin dal san Paolo, ha chiamato “grazia” (cfr. Rm 5,5ss.).

Gesù, con la sua sete e con la sua fame, coinvolge prima la donna
e poi i discepoli e, infine, tutta la popolazione del villaggio dei samaritani.
E con il legno della croce, come nuovo Mosé, ecco che fa scaturire dalla roccia del cuore
di ogni uomo peccatore che si lascia raggiungere da lui, un’acqua di salvezza (cfr. Es 17,3-7).

Se sei animato da questa sete che Dio ha risvegliato in te, vieni a saziarti
a questa fonte dove c’è acqua ormai divenuta vino di gioia e pane vivente.
Se ancora non ti senti animato da questo desiderio, vieni a incontrare il legno della croce:
lì Dio ci ama sempre per primi, lì anche se siamo ancora inviluppati dall’autosufficienza del peccato
la Trinità si offre tutta a noi, nel corpo del Signore Gesù donato per i peccatori!

Venite, accogliamo l’acqua viva che ci rende ubriachi dello Spirito.
Venite, riceviamo il pane che nutre il nostro cuore.

Valledacqua, 12 marzo 2023
Terza domenica di Quaresima
Es 17,3-7; Sal.94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

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