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Mancanze

Ethimasia nell'affresco del giudizio universale nella chiesa del monastero di Dečani in Serbia.

Il mistero della Pasqua cristiana non è solo quello di una presenza.
Anzi… è piuttosto l’esperienza di una mancanza. Di qualcuno che non c’è più.
E non c’è più in un modo davvero radicale. Particolare.
Tutti viviamo esperienze di persone che scompaiono dalla nostra vita.
Ci sono persone che muoiono. Persone da cui ci allontaniamo o che si allontanano da noi.
E poi ci sono alcune scelte che portano gli uni lontano dagli altri…
ci sono i tradimenti, i litigi, le diversità di visione che portano a separarci.
Esperienze di lutto, di privazione.

La Pasqua nasce da qualcosa di simile. Gesù muore. E non solo.
La sua tomba, il luogo del suo sepolcro è vuoto!
Di Lui non abbiamo niente: di alcuni santi abbiamo delle reliquie!
Ma di Lui non abbiamo nulla. I discepoli non trovavano neanche il corpo per ungerlo e piangerlo.

Eppure Egli è vivo.
A differenze delle altre mancanze, quella di Gesù è una mancanza che rinvia ad una presenza.
Manca perché è più intimamente presente.
Manca perché tornerà a giudicare ogni cosa e condurci nel suo Regno.
Non c’è, ma la sua presenza regge ogni cosa.

Anzi, chi crede, come facciamo noi che siamo qui,
chi crede, crede in qualcuno che non ha mai visto e che, però conosce.
Noi crediamo in Gesù e a Lui, che neanche sappiamo che faccia abbia, abbiamo donato la vita!
Non c’è, ma lo serviamo e lo amiamo.

In alcune chiese antiche c’è la raffigurazione dell’Etimasia, un trono vuoto
dove ci sono la croce o i segni della passione
o anche – secondo quello che accadeva nei concili ecumenici dei primi secoli – il libro dei vangeli.
Qualcuno pensa che anche i troni, le sedi, poste nel catino absidale restassero sempre vuote.
Un po’ come la cattedra di san Pietro nell’abside della basilica vaticana.
Era il segno di questa presenza del Signore che viene, ma che ancora non c’è.
Era il segno eloquente di questa mancanza che rimanda ad una attesa.

Il Vangelo di oggi ci annuncia questa mancanza che, però, è ricca di presenza.
Ci invita a trovare in Gesù, Colui che va a prepararci un posto, la via per giungere alla verità e alla vita.
La via – l’unica – che ci conduce al Padre e ci fa vivere nel suo amore.
Oggi possiamo anche trovare nella assenza del Signore Gesù
il senso delle mancanze che talvolta ci sconvolgono il cuore, la vita.
In Lui ogni privazione diventa una possibilità nuova di presenza del suo amore.
Come una via che Egli stesso ci dona perché possiamo camminare
verso la pienezza della sua presenza che è disponibile nella forza dello Spirito Santo.

Così oggi accogliamo Colui che si dona a noi non in una presenza inequivocabile,
ma nei segni che solo la fede può cogliere
e soprattutto in questo pane che è il suo corpo vivente
e in questo vino che è la sua vita offerta per noi!
Sono i segni che nascono dalla sua assenza, ma che a noi parlano nella sua presenza di amore!

Venite! Dall’altare accogliamo Colui che ci ha lasciato
ma che, nella forza dello Spirito Santo, viene sempre a colmarci della sua presenza
e dell’amore del Padre suo!

Valledacqua, 7 maggio 2023
Quinta domenica di Pasqua
At 6,1-7; Sal.32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

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