Sembra sempre più una moda tra i credenti – e non solo – prendersela con la Chiesa
intendendo per Chiesa le persone consacrate o i preti, i vescovi.
Alcune volte questo è più che giustificato da membri del clero o della vita religiosa o da laici impegnati
che si macchiano di crimini davvero orribili e che rovinano vite di ragazzi o ragazze.
Ma questa ostilità ci tiene lontani dalla verità del Vangelo
e rischia, come vediamo in questi nostri tempi, di ridurre la fede a devozioni o interessi personali.
E sì! La fede è devozione tutta presa da preghiere, novene, che servono a salvarsi
oppure impegno sociale e supponenza intellettuale che vuol pretendere di aver capito ogni cosa.
La salvezza consiste nel dovere di cose da fare siano esse il volontariato oppure devozioni e preghiere.
Altrimenti è una suprema conoscenza di Bibbia o di esperienze spirituali che altri non possono capire.
Papa Francesco nella Gaudete et exultate (al cap. secondo) ha molto insistito su questi due pericoli
che ha chiamato pelagianesimo e gnosticismo: due distorsioni della nostra vita cristiana.
La Parola di Dio oggi ci offre uno sguardo che è come un antidoto a questi pericoli.
Nel racconto dei Vangeli, la comunità ecclesiale viene pensata e cominciata da Gesù
davanti alla grande massa di persone che sono come smarrite e sperdute, confuse.
L’amore per l’umanità che vive senza un riferimento vero, come “pecore senza pastore”,
riflette l’amore del Padre che mosso dallo stesso sentimento invia il Figlio nel mondo (Rm 5,8)
e spinge Gesù a radunare i suoi e a costituire la Chiesa, comunità della sua opera nella storia.
Senza questa Chiesa non esiste una azione del Signore, neanche una vera conoscenza delle sue parole.
Senza questi nomi e questi volti il Vangelo sarebbe una utopia nella mente di un predicatore galileo.
Senza le persone che sono la Chiesa e che la costituiscono oggi non c’è nessun legame vivo tra Gesù e noi
se non farneticanti teorie che legittimano le nostre paure o le nostre idee, i nostri progetti.
L’amore eterno del Padre che si fa vedere nella vita del Figlio, per la forza dello Spirito Santo
e la sua scelta di costituire la Chiesa come espressione di questo amore vivente tra gli uomini
questo è il mistero insondabile che può salvare l’uomo.
Che, come dice il Vangelo, libera da ogni spirito impuro e guarisce da malattie e infermità.
Gli spiriti impuri della nostra superbia, dei nostri desideri amplificati, delle nostre certezze da difendere.
Le malattie della nostra natura ferita dal peccato originale e l’infermità di chi ha rinunciato a fare il bene.
Nonostante i suoi limiti, la Chiesa è la vera manifestazione dell’amore della Trinità
che nella Pasqua del Signore Gesù offre a tutti gli uomini una via di liberazione e di salvezza
proprio da tutti questi ostacoli e limitazioni che ci impediscono una vita piena, libera e autentica.
Così in questa celebrazione accogliendo il Signore Gesù che ci offre la sua vita sull’altare
accogliamo anche il mistero divino della sua Chiesa.
Questo corpo che ci è donato ci rende il prolungamento degli apostoli
ci fa essere i sacerdoti che uniscono la nostra storia sconvolta con l’eternità dell’amore di Dio
ci dona di essere la nazione santa che invita tutti a partecipare a questa bellezza (Es 19,6).
Lo Spirito ci unisce alla vita della Chiesa e ci rende parte di essa:
solo in questo popolo possiamo trovare la nostra salvezza e la nostra vera vita!
Che il Signore doni a tutti noi di essere Chiesa
e di lasciarci guarire dal Popolo santo e fedele di Dio.
Valledacqua, 18 giugno 2023
XI domenica del tempo ordinario
Es 19,2-6; Sal.99; Rm 5,6-11; Mt 9,36-10,8