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OLTRE IL MALE

In questo tredicesimo capitolo del Vangelo di san Matteo sull’insegnamento in parabole
che ascoltiamo in queste domeniche di luglio,
oggi abbiamo ascoltato un’altra ragione per cui Gesù insegna attraverso questo linguaggio così particolare.
Questo modo di insegnare, di parlare
permette di dire “cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”
(Mt 13, 35 cfr. Salmo 78(77),2).
Permette, cioè, di comprendere molte di quelle cose che reggono la storia, l’intera creazione
e che non è possibile spiegare pienamente con i ragionamenti, con le parole.
Ma ci vuole un linguaggio evocativo e totalizzante come quello delle parabole!

E come per la settimana scorsa, in cui si presentavano delle ragioni legati alla salvezza delle persone,
c’era una parabola – con la relativa spiegazione – che riguardava proprio l’azione di salvezza di Dio,
così anche questa famosa parabola del grano e della zizzania
(e quelle piccole sul granello di senape e il lievito)
dobbiamo intenderla alla luce del detto che spiega il perché Gesù parla in parabole.
In queste parabole, cioè, ci viene spiegato come funziona il mondo, la creazione.

E in effetti risponde ad alcune domande importanti:
“Se Dio ha creato tutto buono, come mai c’è il male?”
“Che cosa dobbiamo fare per vincere il male?” e così via.
e queste parabole ci mostrano che il bene è sempre più grande e importante del male.
Così strabordantemente forte e  vincente che non vale proprio la pena mettersi a combattere,
come vorrebbero fare i servi, eliminando il male.
Scovare il male ed estirparlo è una cosa che appartiene unicamente al padrone del campo.
Quello che possiamo fare è scoprire come il bene cresce inesorabilmente.

Come un seme che va avanti… come una opera cui Dio vede con cura e attenzione.
Così è il bene, così è quello che viene da Dio.
Davanti all’esibizionismo delle grandi prodezze del male e del diavolo
ecco che il Regno di Dio non si misura in numeri, in successi, in visualizzazioni…
il Regno di Dio si misura in crescita, nella capacità di costruire spazi di pace
nella grande e unica capacità delle cose di Dio di emergere sulle bassezza delle erbe cattive.

Il Regno di Dio, in te e nella storia del mondo, lo misuri
nella capacità che hai di essere sempre più capace di sperare in Gesù e nella sua azione
nel costruire spazi e tempi di vera fraternità e di autentico amore vissuto.
Il riconoscimento dell’opera di Dio sta proprio nell’amore reciproco.
E la fedeltà a Dio si traduce di una speranza incrollabile nella sua opera di salvezza
nonostante che tutto sembri negare sia la grandezza del Signore che la sua fedeltà verso di noi.
Come abbiamo ascoltato: “quando vuoi, tu eserciti il potere”
che è un potere mite e semplice (cfr Sap 12,18).

Ecco così che oggi la Sapienza ci invita ad accogliere il seme del Regno che cresce
senza che l’azione del nemico possa realmente ostacolarlo.
Ecco che oggi questo pane ci viene donato perché porti frutto in noi
nonostante che il peso del peccato ci faccia dubitare che possiamo accoglierlo.
Ecco che il vino dell’altare oggi viene versato su di noi
e per noi diventa presenza dello Spirito Santo che intercede per noi e per ogni cosa
trasformando il dolore e la devastazione della zizzania in intercessione e in gemiti inesprimibili.
Ecco che tutta la speranza che viene da Dio, ora da questo altare viene offerta e donata a noi!

Valledacqua, 23 luglio 2023
XVI domenica del tempo ordinario
Sap 12, 13.16-19; Sal.85; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43

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