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Rendere…

Ci piacerebbe pensare ad un Gesù come lo vorrebbero i suoi avversari oggi nel Vangelo:
uno che non ha peli sulla lingua, uno che non guarda in faccia a nessuno…
uno che per la verità di Dio non ha soggezione di nessuno.
Ci piacerebbe un Gesù quasi sprezzante nel confronti dei poteri o di quello che non conta.
Eppure Gesù non è così…
E anche quando chiede di mettere da parte cose e persone
- persino in modo radicale (Mt 10,37-42) -
non lo fa per disprezzo, per un senso malcelato di superiorità morale o di ascesi religiosa.

Appare bene in questo Vangelo che, invece, bisogna riconoscere ad ogni cosa, ad ogni persona
la sua propria dignità e il suo proprio valore.
I medievali – e gli antichi, in generale – parlavano di un “ordine”
una sorta di gerarchia stabilita da Dio per cui il Papa era più importante dell’imperatore.
E chi voleva sovvertire questa gerarchia, questo ordine, si trovava a combattere
inutilmente come contro fantasmi inesistenti.

Per noi questo schema non è molto utile.
Non fa parte più, almeno apparentemente, del nostro modo di vedere le cose,
ma il senso è vero ed è significativo per la nostra vita.
Anche per la vostra vita religiosa, per la vita spirituale.

C’è Cesare a cui occorre dare quello che è suo.
E c’è Dio cui non puoi dare le cose di Cesare, ma quelle che sono sue.
Chi è questo Cesare? Sono tutte le persone e le cose create
che hanno una loro consistenza, una loro "autonomia" chiara e determinata da Dio.
Questa è la base di tutta la civiltà moderna nell’occidente,
costruita proprio sulla indipendenza delle cose create dal loro creatore, Dio.

E Gesù parla di “rendere”, come se avessimo delle cose prestate a noi e che dobbiamo restituire.
Noi spesso agiamo donando alle cose del tempo una importanza che spetta unicamente a Dio.
Mentre a Dio non diamo quel che è suo, e cioè tutto di noi.

Pensiamo, in effetti, che certe cose vengano dal nostro agire o dal nostro essere.
Oppure che ci sono state date ora da questa persona ora da quella.
Mentre tutto ci viene da Dio e a Dio dobbiamo rendere ogni cosa.
Ma ci sono tante cose che ci sono donate dagli altri.
Per cui dobbiamo davvero ritenere gli altri superiori a noi stessi (Fil 2,3)!

Oggi, in questa celebrazione, rendiamo a Dio tutto di noi, persino il creato, la storia.
Anche quello che Egli ci dona di compiere giorno per giorno.
Questo è il bello dell’eucaristia domenicale che condividiamo: rendere a Dio quello che è di Dio!
E poi, nella nostra vita, possiamo renderci gli uni gli altri, quello che ci siamo donati.
Nelle cose di ogni giorno possiamo anche rendere agli altri
la bellezza di un amore che ci è offerto e che sovrabbonda perché possiamo renderlo a tutti.

Lasciamoci colmare da questo amore che ora ci raggiunge.
Lasciamoci riempire di questa moneta che viene a noi non da un “Cesare”, ma da Dio.
Lasciamo che Dio ci doni tutta la sua vita, perché anche noi possiamo rendere a Lui ogni cosa
e salga da tutto il creato una lode piena di gratitudine a Dio da cui tutto viene
e verso cui tutto ritorna.

Valledacqua, 22 ottobre 2023
XXIX domenica del tempo ordinario
Is 45,1.4-6   Sal 95   1Ts 1,1-5   Mt 22,15-21

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