Purtroppo una certa mentalità moralistica ci fa dividere le persone in buone e cattive.
Per chi crede in Gesù, invece, non è così.
Se c’è una differenza da tener presente è per un modo diverso di amare
perché amare tutti allo stesso modo non è amare davvero.
Per capire bene questa cosa che può sembrare un po’ strana,
dobbiamo considerare attentamente la procedura che Gesù insegna su come comportarsi
quando “il tuo fratello commetterà una colpa contro di te”.
Capiamo subito che i fratelli, le sorelle che condividono la fede non sono perfetti.
Possono commettere delle colpe, possono far del male, possono peccare.
La comunità dei cristiani, la Chiesa, non è una comunità di perfetti. di puri, di persone integerrime.
Possiamo scoprire nella vita e nella storia della Chiesa che ci sono tante imperfezioni,
tanti peccati che hanno segnato e segnano le persone che credono in Gesù.
Ma non è questo che crea un confine, uno spartiacque … non esistono, appunto buoni e cattivi.
Quella che vorrebbe la Chiesa una comunità di perfetti è una vera e propria eresia
combattuta, ad esempio, da sant’Agostino, e che prende diversi nomi come donatismo, puritanesimo…
Sono molte le forme in cui questo modo distorto di pensare la Chiesa viene presentato.
Oggi torna molto forte nella nostra cultura quando si accusano i cristiani
che dovrebbero vergognarsi per le crociate, o per il tribunale dell’inquisizione ecc.
Come a dire: “neanche voi siete puri, senza macchia!”
In realtà questo, noi credenti, lo si sa già: siamo imperfetti, siamo peccatori in cammino…
Ma molto più interessante è che accanto ai fratelli e alle sorelle nella fede
c’è il gruppo di quelli che sono “come il pagano e il pubblicano”
coloro, cioè, cui bisogna donare il Vangelo come primo annuncio, come cosa totalmente nuova.
E il confine è costituito proprio dall’impossibilità di vivere in una comunione che nasce dalla fede.
C’è un gruppo che è quello delle persone che, animate dalla fede, vivono una comunione
in cui Gesù si rende presente e in cui è riconosciuto presente e operante.
E poi ci sono gli altri che non accolgono questa presenza, che talvolta la rifiutano dopo averla accolta.
Una differenza che non è morale, o di chi si salva o si perde.
Ma di comunione autentica con Colui che si fa presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome!
Che è comunione con la comunità dei credenti, con la Chiesa.
La fede cristiana ti pone costantemente in ascolto del fratello, delle sorelle, della comunità dei credenti.
E ti mette in un servizio attento verso che non vive o non vuole vivere in questa comunione.
Fino a giungere ad amare persino chi è contro di te.
Oggi, così, riconosciamoci come la comunità radunata nel nome del Signore Gesù.
Questo ci permette di riconoscere che si fa presente tra di noi!
Questo ci permette di legare le persone che si sentono parte di questa comunione.
Ci dona persino di liberare quelli che si sentono imprigionati in una religione che non capiscono.
Lasciamo che la presenza del Signore ci doni di saper amarci gli uni gli altri
e ci doni di saper portare a pagani e pubblicani di oggi, la proposta di una comunione di fede
che può donare loro un nuovo modo di vivere e di pensare.
Con gioia accogliamo Colui che oggi si offre per noi
e ci invita a restare nella comunione che nasce dalla sua presenza viva tra di noi!
Valledacqua, 10 settembre 2023
XXIII domenica del tempo ordinario
Ez 33,1.7-9 Sal 94 Rm 13,8-10 Mt 18,15-20